I tre Santi Martiri Albano (vescovo), Orso (diacono) e Domenico (eremita) approdarono a Burano il 21 giugno 1067, e da quel lontano tempo sino ai nostri giorni, di famiglia in famiglia si continua a tramandare il loro ricordo. Si narra che, mentre la gente oppressa dal primo caldo stava lungo le rive dell'isola in cerca di refrigerio, vide galleggiare un sarcofago.
Alcuni vigorosi pescatori cercarono di trarlo a riva, ma inutile fu la loro fatica. Ci provarono degli innocenti fanciulli che con minimo sforzo riuscirono a portare a terra il sarcofago.
La curiosità di sapere cosa contenesse questa cassa di marmo era enorme. Scoperchiatala, rinvenirono tre corpi e una tavoletta di marmo con una rudimentale iscrizione: "Albano vescovo e Orso diacono uccisi per la fede di Cristo". San Domenico, eremita, non era menzionato, ma sicuramente anch'egli subì il martirio.
Grande fu lo sgomento, spontaneo il grido al miracolo.
Vi trovarono anche un orciuolo di legno che sarebbe servito al vescovo Albano per riporvi dell'acqua onde dissetarsi durante i suoi lunghi pellegrinaggi e, che portato in chiesa, assieme ai corpi dei tre Santi, per molti anni miracolosamente ha spillato vino genuino che serviva per la celebrazione della Messa. Ma una notte venne trafugato da alcuni muranesi e, portato nell'isola del vetro, l'orciuolo cessò di spillare vino.
Nel 1630, mentre Venezia era in preda alla peste, che provocò la morte di 85.000 persone, il Vescovo di Torcello, Marco Zen, e il parroco di Burano, Giuseppe Tagliapietra, indissero delle manifestazioni di fede e le isole di Burano e Torcello furono miracolosamente risparmiate dal flagello.
A ringraziamento di quanto ottenuto, nel 1638, la popolazione fece costruire l'attuale altare, ponendovi i corpi dei Tre Santi Protettori, che ogni anno, il 21 giugno, vengono festeggiati e venerati.
Alcuni vigorosi pescatori cercarono di trarlo a riva, ma inutile fu la loro fatica. Ci provarono degli innocenti fanciulli che con minimo sforzo riuscirono a portare a terra il sarcofago.
La curiosità di sapere cosa contenesse questa cassa di marmo era enorme. Scoperchiatala, rinvenirono tre corpi e una tavoletta di marmo con una rudimentale iscrizione: "Albano vescovo e Orso diacono uccisi per la fede di Cristo". San Domenico, eremita, non era menzionato, ma sicuramente anch'egli subì il martirio.
Grande fu lo sgomento, spontaneo il grido al miracolo.
Vi trovarono anche un orciuolo di legno che sarebbe servito al vescovo Albano per riporvi dell'acqua onde dissetarsi durante i suoi lunghi pellegrinaggi e, che portato in chiesa, assieme ai corpi dei tre Santi, per molti anni miracolosamente ha spillato vino genuino che serviva per la celebrazione della Messa. Ma una notte venne trafugato da alcuni muranesi e, portato nell'isola del vetro, l'orciuolo cessò di spillare vino.
Nel 1630, mentre Venezia era in preda alla peste, che provocò la morte di 85.000 persone, il Vescovo di Torcello, Marco Zen, e il parroco di Burano, Giuseppe Tagliapietra, indissero delle manifestazioni di fede e le isole di Burano e Torcello furono miracolosamente risparmiate dal flagello.
A ringraziamento di quanto ottenuto, nel 1638, la popolazione fece costruire l'attuale altare, ponendovi i corpi dei Tre Santi Protettori, che ogni anno, il 21 giugno, vengono festeggiati e venerati.